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Allattamento e alimentazione della mamma.

Dopo aver parlato dell'alimentazione in gravidanza, ci è sembrato doveroso scambiare quattro chiacchiere sulla dieta corretta durante l'allattamento, con la nostra esperta di alimentazione, la Dott.ssa in Dietistica, Claudia Centoducati.

Ecco i suoi preziosi consigli e le indicazioni per le mamme che allattano i loro piccoli.

 

Cosa cambia dalla dieta per la gravidanza a quella durante l’allattamento? Quali sono gli alimenti fondamentali durante l’allattamento?

 La differenza sostanziale tra dieta in gravidanza e dieta durante l’allattamento stanel supplemento energetico dipendente dalla quantità di latte prodotto. Infatti per 100 ml di latte materno prodotto si perdono circa 87 Kcal. Per esempio, una mamma che produce 750 ml di latte al dì perde circa 650 Kcal alle quali si devono però sottrarre alcune Kcal (per esempio 150-200 Kcal) per garantire un graduale dimagrimento della mamma. Dunque il fabbisogno energetico della nutrice deriva da: fabbisogno energetico di base + “costo” energetico del latte – energia per garantire la perdita di peso. Pertanto, considerando una produzione di latte media giornaliera di circa 750 ml nei primi sei mesi, il fabbisogno energetico supplementare in grado di garantire un calo ponderale materno di mezzo chilo al mese è di 500 Kcal al giorno.

L’apporto calorico va rispettato, in quanto una trasgressione in difetto (dieta ipocalorica) può compromettere quantitativamente la produzione giornaliera del latte. Se il contributo calorico scende al di sotto della soglia delle 1500 Kcal/die per più di una settimana, a farne le spese sarà il volume del latte che inizierà a ridursi.

I cosiddetti LARN (Livelli di Assunzione Giornaliera Raccomandata di Nutrienti) prevedono un apporto proteico giornaliero di 53 g per una donna dai 18 anni in su, di 59 g per una gestante e di 70 g per la nutrice. Pertanto, l’allattamento richiede, rispetto a condizioni base, un incremento proteico giornaliero di 17 g facile da realizzare (50 g di grana o 100 g di carne).L’integrazione proteica incrementa la quantità di latte prodotta, ma non ne modifica la qualità (componente proteica).

Importanti fonti di proteine animali sono: carne, pesce, uova, latte e derivati.

Importanti fonti di proteine vegetali sono tutti i legumi.

Per quanto riguarda i carboidrati si è visto che la composizione del latte ed in particolare la sua frazione glucidica, non sono condizionate da una dieta ricca di zuccheri.

Per permettere una riduzione di peso è importante prediligere i carboidrati a basso indice glicemico (pasta, cereali integrali, riso integrale o parboiled e legumi) rispetto ai carboidrati ad alto indice glicemico (dolci, biscotti, pane, pizze, focacce, taralli, grissini, crackers, salatini, patate, riso bianco).

Per quanto riguarda invece i grassi, a differenza della componente proteica e glucidica, quella lipidica del latte è fortemente influenzata dall’alimentazione della nutrice.

I grassi da prediligere sono: gli acidi grassi monoinsaturi (contenuti nell’olio d’oliva) e gli acidi grassi polinsaturi omega 3 (presenti nel pesce azzurro).

I grassi da limitare o evitare sono i grassi saturi (presenti nel burro, strutto, insaccati, formaggi grassi, panna, maionese, besciamella), gli oli tropicali (olio di palma e di cocco) e i grassi trans (contenuti in alcuni tipi di merendine, margarina, snack dolci e salati, patatine fritte e in busta).

La dieta della nutrice dovrà essere inoltre ricca di vitamine in quanto la loro assunzione condiziona la componente vitaminica del latte.

Quanti pasti al giorno bisognerebbe fare? Il numero di pasti varia in base al numero di poppate del neonato?

Fondamentali sono i famosi 5 pasti al giorno, importanti come non mai nel periodo dell’allattamento per rendere sempre nutriente e saziante il latte e per evitare richieste di poppate troppo ravvicinate tra loro. A metà mattina e a metà pomeriggio è necessario quindi inserire uno spuntino a base ad esempio di frutta fresca di stagione e yogurt. Pertanto 5 pasti ben bilanciati dovrebbero garantire un giusto numero di poppate.

Questo schema alimentare dura per tutto il periodo di allattamento?

Da un punto di vista qualitativo lo schema alimentare non varia durante il periodo di allattamento mentre da un punto di vista calorico, man mano che la produzione di latte si riduce, si ridurrà anche il fabbisogno energetico della nutrice derivante dal “costo” energetico del latte.

 E’ vero che si potrebbe ingrassare più che in gravidanza?

 Questo si verifica in due casi:

  • se viene superato il fabbisogno energetico della nutrice che deve tener conto del suo stato nutrizionale (costituzione) e relativa attività fisica (leggera, moderata o pesante)
  • se si fanno scelte qualitative sbagliate privilegiando i grassi saturi e trans invece dei grassi insaturi o abbondando in zuccheri ad alto indice glicemico.

 Quali sono le sostanze da evitare e perché?

 Alcuni alimenti, sebbene nutrizionalmente validi, sono da evitare durante l’allattamento perché capaci di alterare il sapore del latte: cavoli, aglio crudo, cipolla, asparagi, verza, cicoria.

Per quanto riguarda il pomodoro bisogna evitare solo quello acerbo da insalata in quanto la mancata maturazione comporta la presenza di licopersicina, sostanza tossica capace di indurre grave sintomatologia gastrointestinale.

La patata da evitare è solo quella inverdita per la prevalenza di solanina , responsabile di intossicazioni con vomito, gastroenterite, cefalea.

Frequentemente l’ingestione di legumi e alcune verdure (cavoli, rape) scatena disturbi intestinali, le cosidette colichette da imputare a particolari sostanze, le lectine.

Pertanto ai legumi sarà riservata un’adeguata cottura che non solo annulla la tossicità ma ne esalta anche la preziosa capacità di ridurre le infezioni batteriche intestinali.

Il carciofo contiene la cinarina, benefica nei confronti del fegato ma che purtoppo nasconde una indesiderata azione inibente la produzione di latte.

Selvaggina e cacciagione saranno escluse dalla dieta della nutrice per l’impossibilità di conoscere lo stato di salute e le abitudini alimentari dell’animale.

Carni conservate, insaccati, wurstel, zampone, cotenna, bovino con gelatina in scatola sono da evitare. In questi tipi di carne infatti vengono utilizzati degli additivi quali nitriti e nitrati.  Nei primi mesi di vita del lattante i nitriti sono in grado di trasformare l’emoglobina in metaemoglobina causando, oltre certi valori, cianosi e difficoltà respiratoria per un disturbo nel trasporto e nella cessione di ossigeno ai tessuti.

Alcuni dadi da brodo  e il formaggio Camembert contengono glutammato monosodico, molto utilizzato nella cucina cinese tanto che la tipica sintomatologia legata ad un suo consumo eccessivo viene definita sindrome da ristorante cinese.

I sintomi sono rappresentati da nausea, sudorazione, malessere, cefalea, costrizione toracica e bruciore al collo.

I mitili e i molluschi  vanno esclusi dalla dieta della nutrice in quanto se cotti male, potrebbero essere veicolo di infezione per l’epatite A.

La frutta secca va evitata in quanto alimento ad elevato rischio di contaminazione da parte di micotossine come anche i funghi.

Infine l’alcool va assolutamente evitato perché inibisce la montata lattea e riduce la produzione giornaliera di latte.

E’ vero che la birra aumenta la produzione di latte?

Nella tradizione popolare, si consiglia alle donne che allattano di bere birra per aumentare la propria produzione di latte. Alcuni studi confermerebbero che delle sostanze contenute nella birra aumentano i livelli di prolattina ma l’eventuale vantaggio viene vanificato dagli effetti negativi dell’alcool. Quindi evitate di bere birra e alcol in genere durante l’allattamento.

Quali sono i benefici dell’allattamento al seno per la mamma?

 Si parla molto dei numerosissimi vantaggi dell’allattamento al seno per il bambino ma forse poco si conoscono i benefici per la mamma:

  • riporta l’utero alle sue dimensioni normali. Allattare stimola il rilascio di ossitocina, ormone che favorisce le contrazioni uterine al momento del travaglio. Nei giorni successivi al parto infatti molte donne avvertono contrazioni mentre allattano, fenomeno del tutto normale, che fa ritornare prima l’utero alle sue condizioni originarie.
  • riduce il rischio di tumore al seno. E’ scientificamente dimostrato che

l’ allattamento al seno riduce il rischio di cancro alla mammella. Il rischio diminuisce quanti più figli si sono allattati e quanto più a lungo è durato l’allattamento.

  • riduce il rischio di osteoporosi nella donna in menopausa: le donne che hanno allattato hanno meno rischi di ammalarsi di osteoporosi in età avanzata.
  • gratifica da un punto di vista psicologico e contrasta la depressione post-partum. Studi hanno dimostrato infatti che chi allatta ha meno possibilità di ammalarsi di depressione post-partum.