Intervista a Maurizio Quilici: il ruolo del padre negli ultimi anni

Categoria: Come nasce un papà
Pubblicato Mercoledì, 31 Luglio 2013 09:41
Scritto da Benedetta Maffia

Qual è il papà perfetto? Esiste? Dolce e premuroso, in carriera, mammo? Per capire meglio come è cambiato il ruolo del padre negli ultimi anni abbiamo rivolto qualche domanda a Maurizio Quilici, Presidente dell'Istituto degli Studi sulla Paternità.

Nel corso degli anni è cambiato il ruolo della donna all’interno della società. Nel suo libro dal titolo “Storia della paternità” si analizza la figura del padre nel corso dei secoli. Cosa è cambiato per l’uomo?

Le trasformazioni più profonde che hanno caratterizzato la famiglia nell’ultimo mezzo secolo hanno riguardato la figura del padre. La definisco “rivoluzione paterna”, perché mai, nel corso dei secoli precedenti, la paternità aveva avuto i connotati di oggi. Nel rapporto con il figlio gli uomini hanno scoperto la fisicità fin dalla nascita, che è una novità assoluta, e l’empatia. Hanno scoperto la tenerezza e imparato, finalmente, ad esprimere i sentimenti. Sanno accudire e capire, spesso non diversamente da una mamma; sanno ascoltare e parlare; sanno giocare ed essere bambini con i propri bambini. A volte questo indubbio “guadagno” sul piano affettivo si è tradotto in una perdita sul piano normativo, un aspetto che va probabilmente in parte recuperato.

Dolce, affettuoso, premuroso, complice. Come si può diventare un bravo marito?

Si diventa più facilmente un bravo marito se si ha avuto un modello felice, positivo di genitori. Un padre che è stato tenero e attento con la madre dei propri figli, collaborativo in famiglia, presente nella vita dei figli, è sempre un esempio vivente che lascia buone tracce. Certo, vi sono altre “agenzie educative” oltre alla famiglia: la scuola anzitutto (che già ai più piccoli dovrebbe insegnare l’educazione, il rispetto dell’altro come “persona”, la condivisione dei compiti), i media, Internet…E poi i coetanei, il gruppo dei pari, che oggi ha assunto un’influenza assai maggiore di un tempo. 

Qual è il padre perfetto?

Il padre perfetto – come la madre perfetta – non esiste. Possiamo al più parlare, con Winnicott e Bettelheim, di un genitore “sufficientemente bravo” o “quasi perfetto”. Su un piano ideale, un buon modello di padre può essere quello che sa coniugare tenerezza e vicinanza con il rispetto delle regole e dei limiti da dare ai figli, che collabora in famiglia ed ha un rapporto paritario con la propria compagna. Quello, insomma, come sostiene la sociologa Elisabeth Badinter, che sa conciliare la parte maschile di sé con quella femminile-materna che è in ogni uomo. Né “mammo” né padre-padrone. 

In Italia sono pochissimi i padri che chiedono il Congedo di paternità all’Inps per seguire i propri bimbi appena nati. La cura dei più piccoli è ancora appannaggio esclusivo della mamma?

Sono molte le cause per le quali in Italia sono decisamente pochi (ma in costante aumento) i padri che ricorrono ai congedi parentali: ignoranza della Legge 8 marzo 2000 n. 53 che istituisce i congedi; scarsa collaborazione da parte delle aziende, se non in molti casi boicottaggio e ostruzionismo; forte penalizzazione economica, che in genere si cerca di far ricadere sullo stipendio meno elevato (più spesso quello della moglie). Infine - forse il fattore chiave - un’arretratezza culturale che fa considerare l’uomo che si assenta dal lavoro per seguire un figlio come un lavoratore inaffidabile e scarsamente virile.

Ogni anno in Italia quasi duecentomila persone vivono la separazione e circa centomila bambini e ragazzi vedono uno dei genitori (quasi sempre il padre) allontanarsi. Come affrontare e soprattutto far superare il trauma della separazione ai figli?

Nel mio libro Manuale del papà separato (Datanews) di recente pubblicazione, c’è un capitolo che si intitola “Non usate mai i figli!” Ovvero non li strumentalizzate, non costringeteli a schierarsi con voi contro l’altro genitore, non fatene dei piccoli incursori per vendicare la vostra rabbia, il vostro risentimento, il vostro dolore. Non ostacolate mai il rapporto con l’altro genitore. Questa la prima regola. Perché se è vero che la separazione è sempre un momento difficile e doloroso per un bambino o un ragazzo, quella stessa separazione potrà essere superata – o al contrario lasciare tracce indelebili – a seconda di come la vivranno (e quindi la faranno vivere ai figli) i genitori.