logotype
img1
img2
img3

Facebook


Home design ideas

Twitter

                  

Cerca

Maternità

Quanto pesa quel "no"

Saper dire di no è “conditio sine qua non” dell’essere padri e madri. Li chiamano i no che aiutano a crescere perché allenano i piccoli ad affrontare la frustrazione che la sfera extrafamiliare inevitabilmente riserverà loro. Una vera e propria palestra emotiva per i figli ma anche e soprattutto per i genitori.

A volte mi sento una mamma terribilmente imperfetta perché esercitare l’autorità con mio figlio di due anni non è affatto facile anche se ci sono mille modi di dire “no”: no motivati, no fermi, no autorevoli e soprattutto no compresi dal piccolo, perché solo così possono diventare per lui vero bagaglio d’esperienza. E’ difficile reggere il senso di colpa che mi schiaccia mentre lo vedo piangere perché in quel preciso istante ho disatteso le sue aspettative. E infatti spesso la mia testa dice no mentre la bocca la precede con un si. Come si fa dunque ad essere buoni genitori?

O i figli o il lavoro. Una storia di maternità negata.

In Italia la gravidanza è ancora un lusso che non tutte le donne si possono permettere. Di lavoro (negato) e mamme  se ne parla poco. È una guerra silenziosa che anno dopo anno miete vittime. Un conflitto che ha il solo scopo di rimuovere l’idea della maternità stessa come diritto individuale e come funzione sociale, alla stregua di una malattia da debellare.  In Italia, infatti, quasi una donna su quattro non riesce a conservare il proprio impiego dopo la maternità.  Oggi vi raccontiamo la storia dell’ennesima maternità negata.  Protagonista è Lucia Sollevanti, 30 anni, mamma, moglie ed estetista di Bastia Umbra. Ecco la nota che ci ha inviato ieri sera.

Bambini da indossare

Nel 1986 l’autorevole American Academy of Pediatrics pubblicava i risultati di un esperimento in un modernissimo ospedale di Montreal. Il  campione era formato da  99 mamme e dai loro neonati. Lo scopo era quello di verificare se, come qualcuno credeva, i bambini tenuti in braccio presentavano una riduzione significativa del pianto rispetto a quelli che, invece, venivano lasciati nella culletta. La risposta forse può apparire scontata, ma per la scienza nulla è vero se non è misurabile. Così, dopo aver verificato che effettivamente i neonati portati in braccio piangevano il 45% in meno degli altri, e che anche nelle ore serali, quelle peggiori, quasi non piangevano affatto, allora hanno scritto che sì, effettivamente, non si può negare: tenere in braccio i bambini, o tenerli a contatto con il corpo delle madri, fa bene.
Chissà quale faccia avrebbero fatto di fronte a tali conclusioni tutte quelle donne, nate prima che le case farmaceutiche inventassero il latte artificiale, che per poter lavorare si  infagottavano addosso i loro neonati con fasce improvvisate, o quelle  madri del cosiddetto terzo mondo che, ancora oggi,  si portano addosso i loro bambini anche quando sarebbero in grado di camminare, bambini che, guarda caso, piangono la metà dei nostri, non soffrono di coliche gassose e non si succhiano il dito.

I momenti più dolci della nostra vita... non voglio perdermeli!

Quasi tutti i bimbi del mondo dormono con i genitori condividendone la stanza. Il co-sleeping è una consuetudine praticata dal 90% delle popolazioni del globo e, fino al secolo scorso, era molto diffusa anche da noi.

Poi le teorie cambiano, come cambia il vento e le mode che hanno un presupposto solo filosofico, di rincorsa dell’autonomia e non scientifico, prendono il sopravvento.

Sono convinta che nella crescita di un figlio debba prevalere, sempre, il buon senso e da mamma lavoratrice trovo beneficio nel co-sleeping a richiesta perché mi permette di passare del tempo con il mio bambino nonostante la vita frenetica.

Walt Disney e il femminicidio

Qualche mese fa abbiamo parlato delle favole Disney e  della loro  funzione ‘sociale’: quella di preparare i piccoli al mondo vero, reale. Per questo ritroviamo mamme (o figure femminili) amorevoli, madri severe e matrigne, bimbi orfani, abbandonati e adottati. Anche il femminicidio è un argomento che Walt ha affrontato. Dove? Nel Gobbo di Notre Dame. Ci avete mai fatto caso?