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Vademecum per aiutare una donna che subisce violenza

Noi di Come nasce una mamma siamo donne prima che mamme e sul tema della violenza di genere abbiamo una posizione molto precisa. Si chiama attivismo. Dopo esserci fatte promotrici del primo flash mob on line dedicato al femminicidio abbiamo collaborato al progetto di arte pubblica di Elina Chauvet.

Oggi pubblichiamo il Vademecum per aiutare una donna che subisce violenza redatto da Casadelledonne.it (Casa delle donne per non subire violenza Onlus)

Casa delle donne per non subire violenza Onlus
Casa delle donne
Casa delle donne

Avere il sospetto o essere a conoscenza che una donna che conosciamo è vittima di violenza e/o stalking da parte di un uomo con cui è, o è stata, in una relazione affettiva ed intima, spesso provoca in noi sentimenti contrastanti.

Non sappiamo come comportarci e ci chiediamo se sia giusto intervenire, soprattutto se conosciamo entrambi, la donna che subisce violenza e l’uomo che l’esercita. Spesso il sospetto o la certezza del maltrattamento subito da una donna che conosciamo può suscitare in noi sentimenti di rabbia o incredulità: potremmo non credere a ciò che ci viene raccontato o pensare che la donna abbia fatto qualcosa che la rende almeno in parte responsabile della violenza che subisce. Potremmo sentirci frustrati dalla sua difficoltà a cogliere l’aiuto che le offriamo.

 

Fare i conti con la violenza nelle relazioni d’intimità comporta mettere in gioco i nostri sentimenti e pensieri, confrontarci con i nostri pregiudizi e prendere una posizione: cioè schierarsi dalla parte delle donne che subiscono violenza e non dalla parte di chi la esercita.

Come faccio a capire se una donna viene maltrattata?

Esistono degli indicatori (psicologici, comportamentali, fisici) che possono aiutarci a comprendere se una donna subisce violenza:

  • psicologici: paura, stati d’ansia, stress, attacchi di panico, depressione, perdita di autostima, agitazione, auto colpevolizzazione;
  • comportamentali: ritardi o assenze dal lavoro, agitazione in caso di assenza da casa, racconti incongruenti relativi a lividi o ferite, chiusura o isolamento sociale;
  • fisici: contusioni, bruciature, lividi, fratture, danni permanenti, aborti spontanei, disordini alimentari.

Esiste un solo modo per saperlo con certezza: chiederlo direttamente.

E’ importante che la domanda sia posta in un contesto di calma e tranquillità. E’ fondamentale che la donna si senta a suo agio e al sicuro, perché possa parlare.

Le donne sono reticenti a parlare per vergogna, per paura che il compagno lo venga a sapere, per timore di non essere credute, perché pensano che sia colpa loro. E’ molto importante ascoltare, offrire il proprio supporto, con atteggiamento non giudicante e non forzare a prendere decisioni.

Come posso aiutarla?

Informati sulle dinamiche della violenza di genere sulle donne, non azzardare consigli ma documentati sull’argomento e chiama un centro antiviolenza. Si tratta di situazioni complesse e spesso pericolose.

Non pensare di trovare soluzioni rapide, definitive, semplici.
In caso di reale pericolo non metterti in pericolo anche tu,
ma chiama le forze dell’ordine.

Che atteggiamento tenere?

  • Assicurati di avere tutto il tempo per ascoltare il suo racconto.
  • Rassicurala che credi a ciò che ti sta raccontando.
  • Non stupirti del fatto che il racconto può far emergere sentimenti della donna verso il compagno molto diversi fra loro: amore e paura, stima e odio, volontà di chiudere la relazione e speranza di una riconciliazione.
  • Dille che non c’è nessuna giustificazione alla violenza, che è una responsabilità di chi l’agisce.
  • Fai domande per capire da quanto tempo avviene la violenza, se è aumentata nel tempo e nella gravità, se ci sono armi in casa. Ti serviranno per capire la pericolosità della situazione e l’urgenza di una soluzione. Non sottovalutare le sue paure. Non farle domande tipo: “perché non te ne sei andata prima/non lo lasci?”. Si sentirà giudicata e non compresa nella complessità della situazione che sta vivendo.
  • Evita di dare giudizi e consigli su quello che deve fare. Sarà lei stessa a dirti ciò di cui ha bisogno. Non prendere iniziative senza accordarsi con la donna stessa.
  • Spesso al maltrattamento si associa un forte isolamento e una chiusura verso l’esterno. La tua vicinanza e solidarietà sono molto importanti.
  • Una delle minacce usate più frequentemente dal maltrattatore per ricattare la donna vittima delle sue violenze è quella di dirle che perderà i figli in caso di separazione o denuncia. Aiutala a capire che non è una “cattiva” madre se cerca di proteggere i suoi figli e che la violenza a cui assistono può essere destabilizzante per loro.
  • Sostieni le sue decisioni e rimandale forza. Ci sono sempre rischi legati a ogni decisione presa da una donna maltrattata ed è stata molto coraggiosa ad aprirsi e a raccontarti. Rassicurala che non rivelerai al suo compagno quanto ti ha esposto:ciò potrebbe recarle ulteriori rischi. La fase della separazione, in caso di maltrattamento, può essere molto pericolosa.
  • Dalle il numero di telefono del centro antiviolenza più vicino. Rassicurala del fatto che lì sarà ascoltata, troverà informazioni utili, non verrà forzata a prendere decisioni e che le sarà garantita la riservatezza.

In caso di emergenza chiamare:

  • Linea di aiuto sulla violenza, multilingue e attiva 24 ore su 24 in tutta Italia: 1522, chiamata gratuita.
  • Carabinieri: 112
  • Polizia: 113
  • Emergenza sanitaria: 118
  • Casa delle donne per non subire violenza, Bologna: 051-333173