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Europa: 10.000 bambini (sotto i 2 anni) hanno una madre detenuta

Sempre più donne si danno al crimine. Non è solo una percezione di come cambia in peius la società ma è un fenomeno studiato che purtroppo cresce giorno dopo giorno e impone di rivedere il sistema carcerario. Le statistiche parlano chiaro: dal 2011, l'aumento del numero di donne detenute a livello globale è aumentato più velocemente rispetto a quello degli uomini. "Secondo un Rapporto dell’Ue - spiega in una nota Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” -sono 100mila le donne detenute attualmente nelle carceri europee. Solo per fare esempi estremi, si passa da Malta dove le detenute sono appena una decina, alla Spagna dove arrivano a 5.000, rappresentando l’8,8% del totale della popolazione carceraria.  L’Italia si pone in linea con la media europea con una percentuale di detenute pari a circa il 4,7% del totale, che è anche, più o meno, lo stesso dato che viene confermato anche su scala mondiale dalle Nazioni Unite. In Inghilterra e in Galles la crescita è del 200% (a fronte del 50% per gli uomini).

Tante, tantissime sono anche madri. Le statistiche conosciute in Europa sono sconvolgenti se si pensa che ci sono circa 10.000 bambini al di sotto dei due anni che hanno una madre in carcere. Mentre sono centinaia di migliaia i bambini di età superiore ed i ragazzi fino alla maggiore età che devono fare i conti con una mamma detenuta.

Lo sviluppo psicosociale dei figli corre pericoli di gran lunga maggiori quando è la madre a finire in carcere piuttosto che il padre. Uno studio inglese del 2008 ha rilevato che quando le madri sono detenute, nell’80% dei casi i padri non si prendono cura dei loro figli. Anche alla luce di tali dati quasi tutti gli stati europei consentono alle madri di tenere con sé i figli piccoli. Si va da un limite minimo di zero a uno massimo di sei anni per la permanenza dei bambini negli istituti. Solo in Norvegia non è consentito ammettere bambini nelle carceri mentre la media nel resto d’Europa è di tre anni.

Tra gli obiettivi fissati dall’Ue (non del tutto realizzati nel nostro Paese): misure alternative (soprattutto per le donne incinte e per quelle che hanno figli piccoli);  servizio sanitario efficiente e capace di rispondere ad ogni tipo di esigenza; considerare primario l’interesse del bambino (quando è coinvolto nella detenzione della madre)".