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Educare al gusto evitando l’aggiunta di sale negli alimenti. Come abituare i bimbi ai sapori autentici

Sull’aggiunta di sale negli alimenti in Italia commettiamo molti errori. Ecco alcune indicazioni - fornite dalla nostra consulente in Nutrizione, la dott.ssa Claudia Centoducati - per evitare che le insane abitudini vengano trasmesse ai nostri figli.

Recenti studi hanno dimostrato che un eccessivo utilizzo di sale nell'alimentazione del bambino può causare ipertensione e obesità in età adulta. I primi anni di vita di un bambino sono decisivi per lo sviluppo del senso del gusto e incidono sulle sue preferenze e sul suo comportamento alimentare futuro. Il sodio contenuto nel sale da cucina o Cloruro di sodio è importante per il mantenimento del nostro stato di salute, in quanto svolge diverse funzioni (partecipa all’equilibrio acido-base, alla regolazione dell’eccitabilità muscolare, alla regolazione del bilancio idrico, al mantenimento della pressione osmotica dei liquidi corporei).  Dato il nostro tipo di alimentazione molto difficilmente si presentano problemi dovuti a una sua carenza; sono invece sempre più diffusi i disturbi legati a un consumo eccessivo.

E’ ampliamente dimostrato che chi assume troppo sale è più soggetto all’aumento della pressione arteriosa e  quindi al rischio di patologie legate all’ipertensione come infarto e ictus.

Per prevenire i disturbi cardiovascolari, l’OMS raccomanda un’assunzione giornaliera di sale non superiore a 5 grammi. Eppure in Italia, il consumo medio giornaliero di sale è pari a circa 10-15 grammi al giorno.

Per esaltare il gusto di una pietanza è abitudine diffusa quella di ricorrere all’uso del sale utilizzandone dosi decisamente superiori al nostro fabbisogno. Questo errore viene commesso anche durante la preparazione delle pappe dei bambini basandosi sul nostro gusto personale e sottovalutando che i neonati hanno un senso del gusto decisamente diverso dal nostro.
Per prima cosa è assolutamente da evitare l’introduzione troppo precoce del sale nella dieta dei più piccoli: al momento dello svezzamentonon è indicato aggiungere sale durante la preparazione delle pappe e tale pratica dovrebbe essere evitata almeno fino al compimento del primo anno di vita e preferibilmente anche oltre per non sovraccaricare il lavoro dei reni, che non sono completamente ben sviluppati e non ancora del tutto capaci di eliminarlo.

L’assenza del sale nelle pappe permetterà al bimbo di crescere senza alcuna dipendenza nei confronti dei cibi salati, verrà educato al gusto e ai sapori autentici degli alimenti e inoltre, rappresenterà anche un’ottima arma di prevenzione nei confronti delle patologie legate all’ipertensione.
Successivamente, quando l’alimentazione del bambino sarà la medesima dei genitori, è tutta la famiglia che dovrebbe impegnarsi a ridurre l’introito sodico: non aggiungere ulteriore sale ai cibi pronti e serviti nel piatto, preferire il consumo di pane senza sale a quello di focacce, crackers, grissini e altri prodotti da formo generalmente molto salati. Così come è da limitare il consumo di insaccati, snacks e patatine in busta: alimenti troppo salati oltre che troppo ricchi in grassi e nutrizionalmente non adeguati. Via libera invece a frutta e verdura.

Durante la preparazione dei cibi è importante limitare al minimo indispensabile l’utilizzo del sale: per insaporire il piatto possiamo ricorrere a spezie e erbette aromatiche.

Le cotture al cartoccio o al vapore, che consentono agli alimenti di cuocere con i loro stessi succhi, andrebbero preferite poiché anch’esse consentono di conferire naturalmente gusto alle preparazioni limitando il ricorso all’aggiunta di sale.

Per insaporire un piatto di verdura, preferire l’utilizzo di un filo d’olio extravergine d’oliva.

Per l’idratazione, scegliere le acque oligominerali, povere di sodio.

Il sodio contenuto naturalmente negli alimenti rappresenta circa il 10% del sodio che assumiamo.

Il sodio aggiunto a tavola  o durante la cottura dei cibi rappresenta circa il 35% del sodio che assumiamo.

Il sodio contenuto nei prodotti trasformati (salumi e formaggi, patatine e snack) rappresenta il 55% del sodio che assumiamo.