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Un salto nella città del futuro

"Buongiorno, mi chiamo Marta e frequento la scuola materna. Sono stata invitata qui per raccontarvi, a nome dei miei compagni, il progetto che abbiamo realizzato con l'aiuto delle nostre maestre..." Improvvisamente, si interruppe. “Papi, ma io sono timida. Non posso farlo!" Ormai, era da più di una settimana che ripassavamo, a memoria, il discorso preparato per il suo intervento. L'impresa si stava dimostrando più difficile del previsto. Tutto era cominciato quando, un pomeriggio, all'uscita di scuola, Marta mi corse incontro e, con uno slancio insolito, mi gettò le braccia al collo e mi disse: "Papi, devo fare come te quando parli da solo perchè mi dici che devi prepararti per un convegno". La scuola di mia figlia aveva partecipato ad un premio organizzato in preparazione della Manifestazione SMART City Exhibition (svoltasi a Bologna dal 16 al 18 ottobre) con l'obiettivo di promuovere tra i bambini la sensibilità per le iniziative tese a rendere sempre più vivibili le nostre città, anche attraverso l'adozione di pratiche di partecipazione e collaborazione dei cittadini, a qualunque età. La candidatura aveva ottenuto l'apprezzamento della giuria ed era rientrata tra i primi dieci progetti presentati da scuole di pari grado, a livello nazionale. Marta era stata scelta come portavoce di tutti i suoi compagni. Avrebbe dovuto illustrare il lavoro svolto con le maestre e ritirare il premio. “Dai Marta, vedrai che ce la puoi fare”. Per incoraggiarla, aggiunsi: “Non devi fare altro che raccontare ciò che avete fatto. Del resto, è farina del vostro sacco”. Per nulla rassicurata, allora, mi disse: “Quale farina, papi? Devo portare anche un sacco?”. Era necessario mantenere la calma: “No, Marta volevo dire che devi semplicemente raccontare quello che avete fatto a scuola”.

Il giorno in cui era prevista la premiazione, abbiamo approfittato per fare un giro della manifestazione e ci è sembrato di fare un salto nella “città del futuro”.

Ma cosa significa GAIA (www.lifegaia.eu), papi? Che si può essere più felici, si può stare meglio semplicemente piantando un albero. In uno dei tanti stand, un signore molto gentile ci spiegò che tante aziende hanno deciso di compensare gli effetti inquinanti della propria attività contribuendo ad arricchire il verde urbano. Per darle un’idea dell’importanza della cosa, mi rivolsi a Marta e aggiunsi: “Due alberi riescono ad assorbire l’anidride carbonica prodotta dalla tua mamma in quattro anni di telefonate sul cellulare con le amiche o 10 alberi compensano l’inquinamento prodotto dalla nonna per venirci a trovare a Bologna, facendo 600 volte su e giù da Roma”. Molto preoccupata, Marta, allora. mi chiese: “Papi, ma quanti alberi dovresti piantare per migliorare l’aria dopo la cacca di Agnese?”.

Un grande sole con tanto di occhi e sorriso e con in testa, come cappello, una spina elettrica, attirò la curiosità di Marta. Furono necessari alcuni minuti al malcapitato di turno per riuscire a soddisfare tutte le sue domande sulle “Comunità Solari Locali” (www.comunitasolare.eu). “Papi, allora anche io, quando spengo la luce della cameretta prima di uscire o quando non dimentico la tv accesa dopo aver visto i cartoni, posso essere un socio di questa comunità?”. “Si Marta, ma puoi fare molto di più per l’ambiente se, oltre ad essere attenta ai consumi, decidi, insieme a tanti altri bambini e adulti, di utilizzare alcuni apparecchi con cui è possibile prendere l’energia direttamente dal sole”.

Marta fu tutta contenta, poi, di sapere che, come spesso fa anche lei, ci sono tante iniziative che servono a dare una “seconda vita” ai rifiuti. Quello che non sapeva era che, una volta riciclati, alcuni rifiuti, oltre a diventare dei lavoretti, possono essere acquistati e riutilizzati da altre persone (http://www.lowaste.it/). Papi, possiamo far riciclare i miei giochi vecchi, quelli che Agnese ha rotto, con dei giochi nuovi e tutti per me?

Come darle torto, poi, quando mi rimproverò di non farle utilizzare il mio smartphone dopo che, all’ennesimo stand, ci furono illustrate le tante cose che si possono fare in giro, inquadrando con la fotocamera piccoli quadrati disegnati con tanti puntini come formiche in fila indiana: cercare il parco giochi con l’altalena più grande o lo scivolo più lungo, informarsi sulla storia dei monumenti della propria città, trovare la gelateria più vicina.

Tra la presentazione di un sistema di parcheggio automatizzato che tanto ci avrebbe fatto comodo nelle mattine trafficate per arrivare in tempo a scuola e la proposta di coinvolgere i vicini di casa in azioni collettive per ridurre i consumi di tutti i giorni derivanti dalla vita del condominio (http://www.life-ecocourts.it/tutorial), era arrivato il momento che tanto faceva battere il cuore a Marta. Venne chiamata al tavolo dei relatori. Cercò la mia mano. Avrebbe voluto portarmi con se. La incoraggiai. “Pensa che anche papà, quando deve parlare in pubblico, è molto emozionato e vorrebbe scappar via”, le dissi. Avanzò tra le file di sedie. Sali sul podio, appositamente rialzato per il suo intervento e, senza esitazione, cominciò a parlare. "Buongiorno, mi chiamo Marta e frequento la scuola materna. Sono stata invitata qui per raccontarvi, a nome dei miei compagni, il progetto che abbiamo realizzato con l'aiuto delle nostre maestre." Poi continuò: "Il mio papà dice che..."