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Quanto pesa quel "no"

Saper dire di no è “conditio sine qua non” dell’essere padri e madri. Li chiamano i no che aiutano a crescere perché allenano i piccoli ad affrontare la frustrazione che la sfera extrafamiliare inevitabilmente riserverà loro. Una vera e propria palestra emotiva per i figli ma anche e soprattutto per i genitori.

A volte mi sento una mamma terribilmente imperfetta perché esercitare l’autorità con mio figlio di due anni non è affatto facile anche se ci sono mille modi di dire “no”: no motivati, no fermi, no autorevoli e soprattutto no compresi dal piccolo, perché solo così possono diventare per lui vero bagaglio d’esperienza. E’ difficile reggere il senso di colpa che mi schiaccia mentre lo vedo piangere perché in quel preciso istante ho disatteso le sue aspettative. E infatti spesso la mia testa dice no mentre la bocca la precede con un si. Come si fa dunque ad essere buoni genitori?

Angelo Milazzo, pediatra della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, ha raccontato in un decalogo le poche e semplici regole comportamentali che i genitori (e i nonni) dovrebbero seguire nell’educazione dei bambini. Una sorta di “bugiardino” che aiuta i genitori a non perdere la bussola nell’educazione dei propri figli. Vediamolo assieme:

1) evitare, già dai primi mesi di vita, di dare tutto ciò che il bambino vuole: potrebbe crescere convinto che tutto il mondo abbia l’obbligo di soddisfare i suoi desideri;

2) evitare di ridere quando i bambini imparano parolacce e volgarità: questo atteggiamento li convince che sono divertenti e spiritosi e li invoglia a ripeterlo

3) non mettere sempre in ordine tutto ciò che lasciano fuori posto e, più in generale, non fare sempre quello che dovrebbero fare loro: potrebbero abituarsi a scaricare sempre sugli altri le loro responsabilità;

4) non litigare o pronunciare insulti in loro presenza, non devono pensare che il disgregarsi della famiglia sia un fenomeno ineluttabile;

5) non dare tutto il denaro che desiderano, senza chiedere di rendere conto di come lo hanno speso, meglio spingerli a fare piccoli lavoretti per guadagnare anche piccole somme. Sono troppi i giovani che non studiano, né lavorano; 

6) non soddisfare ogni loro desiderio riguardante il mangiare, il bere, le comodità: negare qualcosa forma il carattere, e non causa particolari complessi;

7) evitare di prendere le loro parti con i vicini di casa, e soprattutto contro gli insegnanti: potrebbero convincersi di essere sempre delle vittime, persone talmente buone ed intelligenti, da essere incomprese ed ingiustamente maltrattate;

8) fare una rigorosa autocritica quando i ragazzi combinano guai : il lassismo educativo, da parte di tutta la società, ne rappresenta spesso una causa importante;

9) impegnarsi nell’attività educativa, un lavoro che richiede dedizione, pazienza e tempo: ricordarsi che ciascuno raccoglie soprattutto ciò che ha seminato;

10) non ritenere mai consolatoria la constatazione che “tanto così fan tutti”. Esiste sempre una parte importante di responsabilità personale.