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Conselice, maltrattamenti al nido Mazzanti: “Fondamentali le perizie”

Dopo due anni e mezzo c’è grande attesa per il risultato delle perizie che stabiliranno l’entità del danno causato a tre dei bambini che frequentavano il nido “Mazzanti” a Conselice. Domani giovedì 20 giugno alle 15:00 al Tribunale di Ravenna, avrà luogo l'udienza. Al momento sono quattro le persone per le quali il P.M. Roberto Ceroni ha chiesto il rinvio a giudizio.Secondo l’accusa, alle tre ex educatrici dell'asilo nido di Conselice (dipendenti di una Cooperativa ZeroCento) si contestano - a vario titolo - vessazioni quotidiane tra il settembre 2006 e il dicembre 2010 verso bimbi di età compresa tra gli 11 e i 36 mesi. Si tratta di aggressioni fisiche e psicologiche: schiaffi, scappellotti, nomignoli, punizioni e perfino una testa di un piccolo infilata in un water. La quarta persone indagata è un’educatrice, dipendente del Comune, che dovrà rispondere di favoreggiamento personale.

 

LA VOCE DI UNA MAMMA – “Come tanti genitori anch’io ho appreso la notizia dalla tv e fino ad allora non avevo avuto nessun sospetto” spiega Irene, una delle mamme che hanno avuto il coraggio e la forza di denunciare le violenze, rappresentata dall’avvocato Giulio Canobbio del Foro di Genova e legale de La Via dei Colori, “…però c’erano tanti segnali che non sapevo identificare ma che mi facevano intuire che mia figlia non stava bene. Aveva iniziato a non dormire più volentieri nella sua cameretta, si svegliava in continuazione e per la paura degli incubi arrivava anche a vomitare nel lettino. Aveva iniziato a tirarsi i capelli, a mordersi. Se veniva ripresa si buttava all’indietro a peso morto facendo un tonfo sul pavimento. Un altro segnale importante erano le parole che mia figlia aveva cominciato a dire a casa come “cicciona”, “puzzona”, “culona”, termini che noi non avevamo mai utilizzato, men che meno in sua presenza. La mia piccola riportava nel gioco quello che viveva ogni giorno a scuola e così, spesso la vedevo chiudere nello sgabuzzino le sue bambole. Mi sono confrontata spesso con le maestre, ma purtroppo invano. La colpa veniva sempre attribuita a me e le maestre mi suggerivano di dedicare più tempo alla bambina”. Irene consiglia ai genitori di parlare tanto con i propri figli e con gli altri genitori: “se c’è qualche sintomo, o avete qualche dubbio, confrontatevi e non vergognatevi mai. E’ facile sentirsi una mamma sbagliata, o chiudersi in se stesse con le proprie domande…a volte ci vergogniamo e di conseguenza non ne parliamo con nessuno. Se potete, raffrontatevi anche con una pedagogista e, se la struttura è pubblica o accreditata, cercate di contattate il personale del Comune”. Irene si rivolge anche alle maestre: “non riesco a trovare una valida ragione per poter perdonare chi ha fatto tanto male a mia figlia. Se il resto del corpo docente si fosse accorto di quanto accadeva, sarebbe bastata una sola telefonata per salvare tanti bambini dalle violenze quotidiane che hanno subito”.

In conclusione la mamma rivolge il suo appello a tutti i genitori che si sentono in colpa e pensano che il disagio del proprio figlio sia solo causa loro: “se dopo esservi fatti un sano esame di coscienza ed aver dato amore ai vostri figli, vi accorgete che comunque ci sono dei comportamenti strani, non pensiate che la colpa sia vostra…magari invece quel qualcosa che non va è da cercarsi al di fuori della famiglia. Andate fino in fondo quindi, chiedete, cercate e scoprite quello che non va. Non fatevi dire da nessuno che non siete bravi genitori e fidatevi di più del vostro istinto di madri e padri…se dentro di voi avvertite che qualcosa non va, non ascoltate quelle parole e non sentitevi in colpa. Bisogna andare in fondo ai vari casi con cautela ma anche con fermezza e determinazione. E soprattutto denunciate sempre qualsiasi violazione dei diritti o forma di violenza verbale e fisica.”

IL LEGALE – Si dichiara per ora soddisfatto l’Avv. Giulio Canobbio, legale di alcune parti del processo promotrici della richiesta di incidente probatorio: “come in altri casi, con una certa fatica, siamo riusciti ad ottenere che fosse disposta una perizia per accertare eventuali postumi in capo ai piccoli malcapitati, postumi che, per un certo verso purtroppo, sono stati anche in questo caso riscontrati. Sfortunatamente, una certa disinformazione sulle modalità con cui queste perizie vengono svolte, in modo completamente non invasivo per i piccoli stante la professionalità degli incaricati, spesso inibisce le scelte dei genitori. E’ chiaro che i genitori, che spesso si trovano a vedere in video scene di vera e propria violenza sui loro bambini inermi, pretendano punizioni concrete che, in assenza delle perizie, sono difficilmente ottenibili proprio per come è formulata la norma sui maltrattamenti, comunque recentemente modificata in seguito alla ratifica della convenzione di Lanzarote. L’eventuale contestazione dell’aggravante relativa alle lesioni patite dai bambini, documentate con la perizia appunto, comporta, in effetti, un forte inasprimento della cornice edittale della pena”.

L’ASSOCIAZIONE – La Via dei Colori nasce il 2 Dicembre 2010, ad un anno esatto dai terribili maltrattamenti scoperti nell’Asilo Cip Ciop di Pistoia, ed è stata fondata da 5 famiglie che purtroppo sono solo alcune delle tantissime protagoniste di quei fatti. Ad oggi l’associazione, punto di riferimento per tutti coloro che rimangono coinvolti in situazioni analoghe, offre gratuitamente consulenza tecnica di primo livello, sostegno organizzativo, morale, legale, medico ed informazioni utili su dove e come muoversi. (www.associazionelaviadeicolori.org)

IL PRESIDENTE – “Sebbene sia preoccupante il numero sempre maggiore di segnalazioni di questa natura, siamo sollevati di poter mettere a disposizione la nostra esperienza e le competenze del nostro preziosissimo Comitato Scientifico per sostenere e guidare coloro che si trovano a vivere momenti così traumatici.”